Ha degli aspetti molto importanti il ritrovamento di un grande reperto archeologico nello specchio di mare antistante la foce del fiume Akragas, ad Agrigento. Si tratta di un reperto di marmo di quasi 2 metri per 1,6 m di altezza e 35 cm di spessore. E’ stato rinvenuto a circa 300 metri dalla spiaggia della Babbaluciara, non è stato individuato e recuperato per centinaia di anni e per questo si trova ora ricoperto da una fitta vegetazione e da incrostazioni che i tecnici della Soprintendenza del mare, la struttura voluta dal compianto Sebastiano Tusa, ora devono ripulire e restituire al suo antico aspetto. Nessuno si sbilancia al momento a dire di cosa si tratta. Ci si limita a dire che potrebbe essere un pezzo del frontone centrale del tempio di Zeus. Il monumento, fatto erigere dal tiranno Terone per festeggiare la vittoria di Imera, in effetti aveva nel frontone centrale un paio di cavalli rampanti e uno di questi potrebbe essere molto simile a quello ritrovato ieri a San Leone. L’animale lo si vede nitidamente in un disegno antico. Anzi, per la precisione, nel disegno si vede sono quello di sinistra e mancherebbe proprio quello di destra recuperato ieri. Il porto di San Leone, come si sa, era l’accesso alla città delle navi. Inoltre, nel 1401, come si sa, un terremoto fece crollare il tempio e i blocchi di tufo vennero trasportati fino a Porto Empedocle per costruire il nuovo porto. Il trasporto, probabilmente, avvenne a bordo di battelli che attraverso il fiume Akragas e quindi la zona della Babaluciara, arrivavano nell’area empedoclina che era stata individuata per costruire il nuovo e più grande porto. Non è inverosimile, quindi, che nel tragitto il pezzo di marmo preconnesio (varietà di marmo bianco fra le più utilizzate ai tempi dei romani), possa essere caduto in mare senza che nessuno avesse più la possibilità di andare a recuperarlo. Fino a ieri, appunto, quando grazie allo studio e alla caparbietà di tre gli appassionati: Francesco Urso, Gaetano Lino e Salvatore Ferrara e al lavoro del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, la Transizione Ecologica di Palermo e il nucleo sommozzatori di Messina, il reperto è stato recuperato e dopo un’adeguato intervento di restauro verrà posto in mostra. E potrebbe essere proprio uno dei pezzi forti del costruendo museo del mare che potrebbe realizzarsi nell’ex colonia, unico edificio esistente nella foce del fiume e che è stato inserito nel progetto della regione di riqualificazione della foce del fiume Akragas. Un progetto di quasi un milione e 400 mila euro condiviso con il Dipartimento dello sviluppo Rurale e Territoriale della Regione Siciliana, il Comune di Agrigento, l’Ente Parco Archeologico e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento.