Di MASSIMO BRUCATO
Dopo avervi raccontato la mia visita alle aziende agrigentine ospitate nell’Organic Hall, lo spazio dedicato alle aziende biologiche, questa volta vi racconto i miei giri nella Hall 2. E’ il padiglione storicamente dedicato alla Sicilia e io, anche qui, vado alla ricerca delle aziende agrigentine. Lo spazio Sicilia quest’anno è stato il più visitato dopo quello del Veneto, regione
padrona di casa. Qualche numero che riguarda la nostra regione: 3.000 mq di spazio espositivo, 140 aziende presenti oltre a 12 consorzi di tutela. Della provincia di Agrigento, nella Hall 2, presenti 12 aziende, grandi e piccole. La maggior parte frutto del lavoro e della passione di realtà familiari, poi tre cooperative e un’azienda che fa parte di una grossa società. Cominciamo
da quest’ultima, che è la cantina Feudo Arancio. Il territorio è quello di Sambuca di Sicilia. Lì ci sono vigne e cantina. La proprietà è del gruppo trentino Mezzacorona, che controlla diversi marchi in tutta Italia. Feudo Arancio commercializza diverse linee di vini, dai mossi ai fermi, monovarietali e blend. Il grillo tra i bianchi e il nero d’Avola tra i rossi i vitigni più utilizzati, poi anche la nostra inzolia e uve internazionali.
Adesso entriamo nel mondo delle cooperative. Restiamo nel territorio di Sambuca, dove ha sede la Cantina Cellaro: oltre 500 soci, 1.500 ettari di vigneto e una produzione di vino imbottigliato che supera i 4.000.000 di pezzi. Ha aiutato molto questa evoluzione commerciale la collaborazione col gruppo Fantini, sede in Abruzzo ma proprietà statunitense. Diverse le
linee, tra vini mossi e fermi, bianchi, rosati e rossi, molti monovarietali e qualche blend. C’è anche una linea di vini biologici.
Altra cooperativa importante della parte occidentale della nostra provincia è la storica Settesoli, anno di nascita 1958, sede a Menfi. E qui ci confrontiamo con numeri impressionanti: 2.000 soci, 6.000 ettari di vigneto, 20.000.000 di bottiglie prodotte. Più del 50% della produzione viene esportata all’estero. Tre le linee commerciali – Settesoli, Mandrarossa e Inycon – che presentano svariate etichette. Ci sono i monovarietali, la maggioranza, e i blend. La tipologia va dai mossi ai fermi ai dolci. Per quanto riguarda le uve utilizzate dico solo che parliamo di 36 differenti varietà. Presenti un paio di etichette di vini biologici.
Concludiamo il viaggio tra le cooperative con CVA Canicattì, la cui avventura vitivinicola inizia nel 1969. Diverse le linee commerciali con massima centralità a una serie di vitigni che caratterizzano il territorio dell’entroterra agrigentino: grillo e catarratto tra i bianchi e nero d’Avola tra i rossi. Non mancano altri vitigni sia autoctoni che internazionali. Come tipologia
commerciale si producono vini mossi, fermi e anche dolci. Non manca la linea bio.

Segnaliamo anche la partecipazione della cooperativa al progetto Diodoros, che riguarda produzioni agroalimentari di qualità legate alla Valle dei Templi di Agrigento, con un blend di rossi autoctoni. Di questo progetto vi parlerò prossimamente. Completo con qualche numero: 300 i soci, 700 gli ettari coltivati, 900.000 le bottiglie commercializzate.
Concludo il mio viaggio al Vinitaly con le aziende familiari e, per parlarne, procedo in ordine alfabetico.
Appena entrati nel padiglione Sicilia si incontra lo stand del Baglio del Cristo di Campobello. Le vigne e la cantina sono in territorio di Campobello di Licata e la proprietà è della famiglia Bonetta. I loro vigneti si estendono per 30 ettari tutt’intorno alla moderna cantina, 350.000 le bottiglie prodotte. Nello stand, sempre affollato, si muovono Carmelo Bonetta, i figli Angelo e
Gabriele e un’affiatata squadra di collaboratori. Si possono assaggiare vini da uve grillo, nero d’Avola e syrah, i vitigni più utilizzati, ma non mancano vini da altri vitigni, sia autoctoni che internazionali. In degustazione anche due etichette di spumante metodo classico, una da uve grillo l’altra, in rosato, da nero d’Avola, da qualche hanno immesse con orgoglio sul mercato.
Le Cantine De Gregorio, vigne e cantina a Sciacca, si sono sviluppate sui resti dell’antico borgo Ragana. Nello stand c’è Ascanio, il titolare, insieme a uno dei figli e all’enologo Nino Sanzone. In coltivazione 20 ettari di vigneto, da cui vengono fuori 100.000 bottiglie. Le uve vinificate sono sia alcune autoctone – grillo, inzolia, nero d’Avola – che alcune internazionali.
Per un’etichetta viene utilizzato l’incrocio Manzoni, nato nel Veneto nel secolo scorso.
Recentemente sono state messe in commercio due etichette di vini mossi: una da uve grillo, l’altra, rosata, da nero d’Avola e nerello mascalese.
Adesso saliamo virtualmente sui Monti Sicani per incontrare la famiglia Sireci, titolare di Feudo Montoni. Cantina e vigne in territorio di Cammarata, in altura. E una storia lunghissima alle spalle. La tenuta e lo splendido baglio che la caratterizza infatti hanno più di cinquecento anni di vita e alla fine del 1800 diventano di proprietà della famiglia Sireci. Nonno Rosario li acquista e oggi il nipote Fabio li gestisce. Le vigne coprono 30 ettari di terreno creando una vera e propria oasi viticola tra le colline sicane. Tra le uve a bacca bianca troviamo grillo, catarratto e inzolia. Tra quelle a bacca nera perricone, nerello mascalese e nero d’Avola. Con queste uve si fanno solo monovarietali. Bottiglie prodotte 250.000.

Restiamo sui Monti Sicani, ma ci muoviamo in direzione sud-ovest, per incontrare Luna Sicana. Nello stand c’è la titolare Costanza Trevisan, aiutata dal marito Gianluca Arena.
Costanza è veneta e si è innamorata della nostra terra. Ha acquistato terra e vigne in territorio di Casteltermini, in una vallata nella quale scorre il fiume Platani, e lì ha costruito la cantina e cominciato a imbottigliare vini da uve catarratto, grillo, fiano tra le bianche e nero d’Avola e perricone tra le rosse. E’ possibile assaggiare anche la novità aziendale, ancora senza nome: uno
spumante metodo classico da uve chardonnay con oltre 50 mesi di permanenza sui lieviti.
In un ampio stand poi incontriamo la cantina Milazzo – Terre della Baronia, di proprietà della famiglia Milazzo, territorio di Campobello di Licata. La loro avventura inizia negli anni settanta
del secolo scorso e oggi i numeri raggiunti sono notevoli: un centinaio di ettari vitati, 900.000 bottiglie commercializzate. Le tipologie di vini vanno dagli spumanti metodo classico, scelta produttiva che contraddistingue l’azienda dall’ormai lontano 1984, ai bianchi, ai rosati e ai rossi. Non mancano grappe e vini speciali. Giusi Milazzo, il marito Saverio Lo Leggio e il
figlio Giuseppe ti raccontano i vini durante l’assaggio: catarratto, insolia e chardonnay a bacca bianca, nero d’Avola a bacca rossa.
Nello stand della famiglia Morgante troviamo Carmelo in compagnia di un’efficiente team tutto al femminile. Le vigne di famiglia si distendono tra i 350 e i 500 metri slm, in territorio di Grotte, nella periferia della quale si trova la cantina. L’azienda ha una interessante peculiarità:
produce vini da sole uve di nero d’Avola. Che ritroviamo, oltre che nella classica versione in rosso, anche nella variante in rosa e in bianco. Quattro sole etichette di vino accompagnate da una grappa, ovviamente da nero d’Avola.
Torniamo a ovest della provincia per incontrare una grande realtà vitivinicola: l’ azienda Planeta. Una importante realtà familiare con cantine e vigneti in diverse parti della Sicilia. Ma concentriamoci sulla nostra provincia: due cantine, una in territorio di Sambuca di Sicilia, sul
Lago Arancio, e l’altra in territorio di Menfi. Oltre 250 ettari di vigneti: uve grecanico, grillo, fiano, chardonnay e viognier a bacca bianca; nero d’Avola, syrah, merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc a bacca rossa. La maggior parte delle etichette dell’azienda nascono qui: un bel
po’ di monovarietali, qualche blend.
Concludiamo questo viaggio enologico con le Tenute Cuffaro, con sede e vigne nel territorio del capoluogo di provincia, soprattutto in contrada Fauma, al confine coi comuni di Siculiana e Realmonte. Nello stand, a raccontare l’azienda, ci sono Rosario e la giovane figlia Anna.
Nascita negli anni sessanta del secolo scorso e vini in bottiglia dal 2016, frutto della produzione di 40 gli ettari di vigneto. Bottiglie commercializzate 40.000. Si coltivano catarratto e inzolia a bacca bianca e nero d’Avola a bacca nera, coi quali si fanno vini monovarietali: bianchi, rosati rossi e un trio di vini mossi, ultimo arrivato uno spumante da nero d’Avola.