Home Cultura Codacos a gamba tesa su Agrigento Capitale della Cultura

Codacos a gamba tesa su Agrigento Capitale della Cultura

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Giuseppe Di Rosa

Il responsabile regionale della trasparenza Enti Locali del Codacons, Giuseppe Di Rosa è intervenuto oggi sulla situazione di stallo di Agrigento Capitale della Cultura 2025. ”  Con grande enfasi – scrive –  fu annunciata dal Sindaco di Agrigento Micciché, subito dopo la proclamazione di Agrigento a capitale italiana della cultura 2025: “sarà una vera e propria “cabina di regia”, un motore strategico per la gestione del dossier presentato a Roma e per la gestione di una opportunità unica per Agrigento”. Nome della Fondazione: “Agrigento 2025”. Una pur breve analisi della Fondazione “Agrigento 2025”, che voglia rispettare il sano principio dell’onestà intellettuale non può prescindere dall’esame di alcune oggettive criticità tutte ancora da superare. La prima, il progetto statutario della Fondazione, dopo la deliberazione della prima bozza ad opera dalla Giunta comunale nell’agosto 2023 attiva un acceso dibattito istituzionale tra i soci promotori dell’iniziativa; l’esito della deliberazione incassa in fila tre pesanti pareri negativi: dell’Organo di revisione dei conti del comune di Agrigento, della IV e VI commissione consiliare. Nessuno dei pareri negativi, risulta
ritirato o superato. Un cono d’ombra pesantissimo che non riesce a illuminare la linea di partenza. Il Consiglio comunale timidamente balbetta. Nonostante ciò, sempre il Consiglio comunale delibera a maggioranza, il 21 novembre 2023 la bozza di statuto della fondazione “Agrigento 2025”, che diventerà definitiva con le
successive deliberazioni, a seguire, dell’Empedocle Consorzio Universitario di Agrigento e del Comune di Lampedusa, entrambi in qualità di soci fondatori. Il primo, a titolo non oneroso. Il secondo, a titolo oneroso con un contributo di poche migliaia di
euro. Non si conoscono ad oggi nuovi aderenti o partecipanti privati che consentano di trovare nuove risorse e ridurre gli eventuali sprechi futuri. I proverbi popolari hanno sempre un fondamento di saggezza empirica, per cui quello che dice: “La necessità
aguzza l’ingegno” non ha al momento, nel caso della fondazione “Agrigento 2025”, trovato la sua piena conferma.
La seconda, dopo quasi cinque mesi dalla costituzione della Fondazione permane un sostanziale immobilismo organizzativo e una impossibilità a reclutare un numero congruo di persone specializzate. Si cercano da statuto seri e bravi professionisti a titolo totalmente gratuito. “Nulla è impossibile per chi non deve fare”. Il reclutamento del direttore generale, più volte annunciato a mezzo stampa, non sembrerebbe aver seguito alcuna procedura di evidenza pubblica così come la più recente scelta dei progetti da parte del Comune di Agrigento da presentare a finanziamento del Commissario regione Siciliana. Ma l’attuatore del dossier di candidatura non dovrebbe essere proprio la fondazione “Agrigento 2025”?

Il Comune di Agrigento con quale bando pubblico ha selezionato i progetti da sottoporre a finanziamento?

Quali sono le linee guida che i proponenti dovrebbero seguire? Quali sono i criteri di
selezione?

Quali i costi ammissibili? …prima ti assegno il contributo, dopo ti
indicherò come procedere! I soldi, nei contesti deboli, guidano sempre il fragile disegno strategico. Quasi mai, sempre nei contesti più deboli, la fragilità o l’assenza
di strategia riesce a catalizzare nuove risorse.
Qualsiasi professionista e istituzione culturale non appartenente al territorio agrigentino, viene di fatto penalizzata nella partecipazione proprio dalla assenza “del bando”, perché chiaramente mancano tutti i presupposti e gli strumenti conoscitivi propedeutici alla partecipazione. Un serio motivo di contenzioso.
La selezione delle persone e l’utilizzo delle risorse pubbliche è già chiaro ed evidente a tutti che non intende rispondere ai dichiarati vincoli di legalità, trasparenza e di evidenza pubblica. Forse anche per questo un primo Consigliere della fondazione “Agrigento 2025”, l’Avv. Cremona, a pochi mesi dall’avvio ha già deciso di lasciare.
Solo il 02 luglio 2024 è stato pubblicato sull’albo pretorio del comune di Agrigento la deliberazione del 01 luglio 2024 n. 123 “Capitale Italiana della Cultura 2025” – Approvazione Schema Accordo (Convenzione) con la Fondazione “Agrigento 2025”.
Ancora da perfezionare e sottoscrivere. I progetti però da sottoporre alla valutazione del Commissario regione Siciliana sono nel frattempo in viaggio verso Palermo. I progetti il Commissario regione Siciliana li chiede al Comune di Agrigento, non alla fondazione “Agrigento 2025”. Gli operatori con chi devono interloquire?
“La terza manca ancora un punto di riferimento concreto a pochissimi mesi dal via. Le poche risposte ricevute dagli operatori culturali rimangono spesso generiche e alquanto vaghe. Le certezze circa la direzione verso cui andare, non è ancora chiara. Una seria programmazione culturale richiede tempi medi, almeno 18 mesi. I 44 progetti inseriti nel dossier di candidatura non hanno ancora ricevuto ad oggi il benestare a procedere, avendo la necessaria certezza dei contributi loro assegnati. Il dossier al riguardo nulla dice. Gli interlocutori attuali poco sanno e nulla si muove in trasparenza. Manca la bussola. L’impressione è quella che si lavori scientemente per l’indebolimento dell’opportunità costruita con fatica, eppure il titolo appartiene alla Città capoluogo e all’intera provincia.
La quarta afferisce alla pericolosa pratica della “sotto patrimonializzazione della Fondazione in questione, al punto di rischiare lo scioglimento anticipato per impossibilità di raggiungere gli scopi.
Alzare lo sguardo verso altre città italiane (capitale italiana della cultura? o capitale della cultura italiana? non si tratta di un semplice gioco di parole) e non fermarsi solo dentro la nostra pur bella Isola, consente di poter affermare che le amministrazioni
meglio guidate hanno compreso il vero scopo dello strumento e lo utilizzano nel modo più corretto e coerente verso gli obiettivi che s’intendono raggiungere. La Fondazione di Partecipazione, infatti, è nata per consentire in modo stabile la sinergia tra pubblico e privato, una collaborazione equilibrata nella quale ognuno dei due partecipanti dovrebbe poter portare le proprie funzioni e competenze. Al Pubblico, la funzione di controllo interno e garanzia del perseguimento dell’interesse generale; al Privato, la funzione
della capacità manageriale, del gestire l’attività culturale secondo logiche manageriali e imprenditoriali. Nel nostro caso, manca totalmente la componente privata.
Una sinergia corretta e produttiva, dunque, non è compatibile con le logiche lottizzatorie di certa politica: è essenziale che le persone  possano essere scelte in funzione delle capacità e non della tessera di partito o della affiliazione politica ai partiti di governo.
Laddove si costituisce una vera Fondazione di Partecipazione, nella quale i ruoli sono corretti e le persone sono  scelte con criteri effettivamente funzionali, il progetto decolla e la gestione è, sotto tutti gli aspetti, migliorativa della gestione attraverso forme di
diritto pubblico. Laddove, al contrario, si creda di poter utilizzare la Fondazione di Partecipazione quale mezzo per distribuire o restituire favori, posti di lavoro clientelari e aggirare le lentezze burocratiche e i controlli tipici del diritto pubblico, il progetto è destinato a fallire o, quantomeno, a non produrre i risultati economici sperati.
Esistono tante forse troppo Fondazioni costituite da Comuni che, dopo diversi anni, hanno ancora come unico partecipante il Comune fondatore e come amministratori alcuni ex amministratori comunali di seconda o di terza linea.
Non ha senso, come nel caso della fondazione “Agrigento 2025”, forzare la costituzione di una onerosa e complessa macchina organizzativa. Rischiano di essere soldi pubblici
sprecati, sarebbe stato meglio immaginare da subito forme di gestione esistenti, molto meno onerose, snelle ma altrettanto efficaci.
In una Città, tradizionalmente disossata, senza vertebre, che al momento della prova non reagisce: subisce; che deve ancora faticosamente e velocemente conquistare una vivibilità e un decoro tali da potersi presentare all’Italia degna del titolo ricevuto. Anche
per quella grandissima parte di città silente, interessatamente osservante per trarne un qualche vantaggio personale o di parte, ma che resta purtroppo indifferente e
impermeabile all’iniziativa, allungando così il nostro ritardo”.

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