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Venti Mediterranei, concluso ad Agrigento il progetto legato a Youth & Food

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I ragazzi che hanno partecipato al progetto Youth & Food

Di MASSIMO BRUCATO
Si è concluso ad Agrigento il Festival “Venti Mediterranei” legato al progetto “Youth & Food – il cibo veicolo di inclusione”. E c’è un legame strettissimo con la manifestazione Terra Madre, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Venti Mediterranei con Youth & Food è altresì dedicato all’accoglienza di 60 giovani immigrati non accompagnati e che ha interessato, in Italia, solo le città
di Torino e Agrigento. Il progetto è stato messo a punto da Slow Food, ha avuto durata triennale ed è andato ben oltre le aspettative. Alla fine, 75 ragazzi sono stati formati e inseriti nel mondo del lavoro, 15 dei quali ad Agrigento. A Torino si è festeggiata la chiusura del percorso durante Terra Madre, nella nostra città l’11 e il 12 ottobre, all’interno di Venti Mediterranei. Ma cosa hanno appreso i minori inseriti nel progetto, per lo più provenienti dal continente africano, durante l’iter formativo? Sia a Torino che ad Agrigento a lavorare in cucina, da noi anche ad allevare le api e a potare e innestare gli alberi di olivo. Perno del progetto nella città dei templi è stata la Cooperativa Sociale Al Kharub, coordinata da Carmelo Roccaro. Hanno dato una mano la Sanitaria Delfino
Società Cooperativa Sociale, il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti, il Centro per l’Impiego di Agrigento e un’azienda oleicola del territorio che ha curato la formazione dei potatori.
Si è lavorato anche sull’apprendimento della lingua italiana. Ma torniamo a Venti Mediterranei. E’ alla seconda edizione, che si è svolta prevalentemente nello spazio Temenos, all’interno della chiesa di San Pietro. Tre momenti. Il primo, nella mattinata di venerdì 11, è stato il resoconto finale del
progetto, con protagonisti anche il responsabile di Torino, Abderrahmane Amajou, e alcuni dei ragazzi formati. Saluti del Questore Tommaso Palumbo e poi interventi dei partner del progetto.
Secondo momento, nella mattinata di sabato 12, un interessante convegno sulla presenza della pianta dell’olivo nel Mediterraneo, osservata e raccontata da diversi punti di vista: quello di mons. Giuseppe Cumbo, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Agrigento, del giovane Imam di Palermo Achraf Halouani, dell’agronomo siracusano Ercole Aloe, dell’antropologo empedoclino Antonino
Frenda e del Presidente di Slow Food Sicilia Fabio Di Francesco. Moderatore il giornalista agrigentino Onofrio Dispensa. Non è mancato un intervento del Sindaco di Agrigento, Francesco Micciché. Finale con assaggio di olio novello, offerto dall’azienda Val Paradiso, e pane. Terzo e ultimo momento allo Spazio Temenos la proiezione del documentario sul progetto Youth & Food:
titolo “Ketò”, che in lingua mandinka significa innesto. Parola che può racchiudere molteplici significati, soprattutto nell’ottica di chi arriva da paesi lontani e vuole disegnare un nuovo futuro per sé e i suoi cari. Regista il nostro Andrea Vanadia collaborato da un team affiatato. Protagonisti quattro giovani accolti dal progetto, due a Torino, due ad Agrigento. Film ben fatto con alcune parti davvero commoventi, in particolare l’intervista a Mareme Cissé, cuoca senegalese/agrigentina del ristorante Ginger People and Food, gestito dalla cooperativa Al Kharub. La chef Cissé ha lavorato nella sua cucina con alcuni dei ragazzi inseriti nel progetto, creando una vera e propria famiglia allargata. Due dei ragazzi sono stati poi assunti e adesso lavorano nella cucina nella quale si sono formati. Dopo “Ketò” è stato proiettato, a cura dell’ARCI di Agrigento, il film di animazione “The Tower”, opera prima del regista norvegese Mats Grorud. Il film, realizzato nel 2018, è ambientato in un campo profughi libanese e questo lo rende attualissimo. Per chiudere il racconto di Venti Mediterranei bisogna parlare del momento del festival ambientato fuori dalle mura di Temenos.
Luogo prescelto la terrazza di Ginger con menù realizzato dai ragazzi formati lì sotto la guida di Mareme Cissé. Cibi e spezie di qualità accompagnati dalle musiche etniche di Faysal Taher, all’oud, e Riccardo Gerbino, alle percussioni.

 

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