di MASSIMO BRUCATO
Ecco l’apertura del Vinitaly, il giorno precedente allo spalancarsi ufficiale dei cancelli della fiera. Opera Wine è una manifestazione importante, ma non per tutti. Tra le cantine solo 130 sono italiane e tra le più blasonate. Sono state selezionate dalla rivista americana Wine Spectator per partecipare all’evento. Per essere tra le aziende scelte i vini devono essere valutati dai degustatori della rivista e solo se superi i 90 punti puoi allestire il tuo bando di assaggi e solo con una etichetta, anche se più di una ha superato il punteggio di ammissione. Si paga una quota di partecipazione abbastanza sostenuta, soprattutto se si pensa che la kermesse dura solo tre ore. Ma le vetrina è evidentemente importante, perciò le aziende famose ci vogliono essere. Limiti anche agli accessi esterni. Se non sei un espositore, ma un semplice appassionato, puoi entrare solo per invito. Io ho avuto la fortuna di riceverne uno e così mi sono fiondato alle ex Gallerie Mercatali, lo stabile che ospita l’evento, situato nella zona fieristica, proprio di fronte all’ingresso principale del Vinitaly. L’apertura delle porte è alle 14:30. Arrivo con un quarto d’ora di ritardo e già trovo le gallerie del mercato stracolme di gente col calice in mano. Mi butto tra la folla alla ricerca delle poche cantine agrigentine presenti.
Per primo incontro lo stand di Planeta, che è un’azienda nata in territorio agrigentino ma che nel tempo si è diffusa anche in altre zone della Sicilia creando solide realtà territoriali. L’azienda presenta l’Etna Bianco Contrada Taccione 2022, un interessante vino da uve carricante, vinificato nella cantina etnea. Dietro il bancone ci sono diverse generazioni della famiglia e i collaboratori, che accolgono gli appassionati. Mi muovo arrancando e vado alla ricerca dei vini prodotti da aziende agrigentine in territorio di Agrigento. Ed ecco lo stand di Morgante, storica cantina con sede a Grotte. Qui si imbottigliano vini provenienti da un solo vitigno: il Nero d’Avola. Un bianco, un rosato e due rossi che esaltano quest’uva. Dietro il banco c’è Carmelo Morgante che fa degustare il famoso Don Antonio, annata 2020. Un grande vino rosso, con una ricchezza aromatica notevole.
Ci diamo appuntamento all’indomani al Padiglione Sicilia e accanto trovo i proprietari di Feudo Montoni, azienda con cantina e vigneti nel territorio di Cammarata. Da una vera e propria oasi vitivinicola, circondata da distese di seminativi, arriva il Vrucara 2019, anche lui un rosso da Nero d’Avola ma con struttura e aromi diversi da quelli trovati prima. Una diversa, vivida espressione del grande vitigno. Continuo a muovermi tra stand di vini italiani iconici e vado ad assaggiare le altre etichette siciliane, tutte figlie dell’Etna. Resisto al rimbombo di voci che domina l’area espositiva e, dopo un buon caffè, ritorno alla luce diurna.