Tra un anno saranno trascorsi solo 19 giorni dal primo gennaio 2025, giorno dell’avvento di “Agrigento Capitale italiana della Cultura”. Come appare evidente, ancora si brancola nel buio, e il rischio “flop”, paventato anche dal “Sole 24 ore” e da “Repubblica”, non è da molti ritenuto infondato. Da marzo scorso, da quando Agrigento è stata proclamata “Capitale 2025”, i mesi si sono susseguiti inesorabilmente ma di atti concreti e costruttivi vi sono poche tracce se non nessuna. Ad esempio: nessun cantiere per le opere pubbliche.
Da marzo sono stati necessari 8 mesi per il voto del Consiglio comunale sullo statuto della Fondazione che dovrà gestire tutte le iniziative con alcune modifiche rispetto al progetto originario. La fondazione “Nemo”, che ha stilato il progetto che poi ha vinto, è stata esclusa dai soci fondatori così come è stata tagliata la voce che avrebbe previsto la nomina di Roberto Albergoni, il tecnico che ha redatto il dossier, a direttore generale della Fondazione.
Un’altra “grana” da risolvere è legata ai voti del Comune di Lampedusa e del Consorzio Universitario Empedocle, entrambi soci fondatori, che devono ancora approvare lo statuto.
Ritardi, polemiche e confusione che avrebbero indotto la Regione Siciliana, attraverso l’Ars, a dimezzare il contributo per Agrigento Capitale della Cultura Italiana che sarà di 5 milioni di euro e non più di 10 milioni, così come promesso poco dopo la proclamazione. Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, si dichiara ottimista e prova a superare i ritardi auto-approvandosi lo statuto in seno al Consorzio universitario.
L’attuale condizione di stallo in cui versa l’ambizioso progetto di “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025” preoccupa e non poco anche gli imprenditori agrigentini.