La Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca, su delega della Procura antimafia di Palermo, ha arrestato a Sciacca 7 indagati, tra 5 in carcere e 2 ai domiciliari. In carcere: Domenico Friscia, 61 anni, presunto nuovo reggente della famiglia mafiosa di Sciacca, Domenico Maniscalco, 59 anni, Giuseppe Marciante, 37 anni, Michele Russo, 45 anni, e Maurizio Costa, 64 anni, già dirigente regionale della protezione civile. Ai domiciliari: Vittorio Di Natale, 49 anni, già candidato al Consiglio comunale di Sciacca, e Rosario Catanzaro, 65 anni.
Gli si contestano a vario titolo i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Complessivamente gli indagati sono 22. Dall’inchiesta è emerso, tra il 2020 e il 2023, un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca soprattutto nel settore degli appalti, in particolare costruzioni e movimento terra, con costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture.
Ed ancora: condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza, e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del presunto capomafia, Friscia. Tra le grinfie presunte criminali sarebbero stati i lavori relativi al depuratore, la rete fognaria, l’area portuale e l’hub vaccinale di Sciacca. Poi l’asilo comunale di Menfi, lo sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula, il ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del Comune di Caltabellotta, e l’intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro giudiziario a Scala dei Turchi a Realmonte.
Nel mirino, infine, le elezioni comunali di Sciacca del 2022. In tale contesto, il presunto boss, Domenico Friscia, avrebbe incontrato il candidato al Consiglio comunale Vittorio Di Natale, per garantirgli appoggio politico, configurando il reato di scambio elettorale politico – mafioso.
Al già dirigente della Protezione civile regionale, Maurizio Costa, si contesta di avere agevolato in vari modi, anche attestando il falso, l’aggiudicazione di commesse ad imprenditori presunti mafiosi, ottenendo in cambio delle utilità come l’esecuzione gratuita di lavori nella propria abitazione.